venerdì 29 luglio 2011

Farro al tonno, carote e tanto altro.

Sono ferma accanto a mia mamma alla fermata, aspettiamo l’autobus e, mentre aspettiamo, conosco Sara, insieme anche lei con la sua mamma. Saliamo insieme, destinazione asilo.
Ecco questo è l’inizio di un’amicizia che dura ancora oggi, con le sue fermate e i suoi tragitti.
Pare incredibile ma ci sono due cose che associo a lei, il cibo e il pattinaggio, ossia le ns due occupazioni preferite da bambine.
Avendo ripreso il tragitto insieme e progettando di farne parecchio quest’estate, abbiamo cominciato subito dalla nostra prima occupazione, il cibo.
Questo farro l’ho preparato per una nostra cenetta, l’avevo già provato in un altra occasione, mi era piaciuto e gliel’ho proposto.
In questo periodo adoro il farro, ve ne siete accorti???Beh ho scoperto che mi piace come il riso e che ha un sacco di proprietà interessanti, intanto è diuretico il che aiuta a espellere meglio le tossine e poi sazia moltissimo.

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Essendo una ricetta banale molti degli ingredienti sono stati messi ad occhio e non proprio pesati, ricetta per due persone:
150 g di farro;
2 carote novelle;
1 costa di sedano;
150 g di gamberetti;
160 g di tonno in scatola;
100 g di piselli;
olio, sale.
Sciacquare il farro.
In una casseruola mettere il farro e coprirlo di acqua fredda, il farro deve rimanere sempre coperto, durante la cottura, aggiungere acqua calda se necessario durante la cottura, contate 30 minuti se è in una pentola normale, se no nella pentola a pressione meno (non saprei quanto tempo, non ho un buon rapporto con lei). Salare a metà cottura.
Una volta cotto lasciatelo riposare nell’acqua di cottura, se ce n’è troppa scolatelo.
Lavate e mondate le verdure e aggiungerle a farro tiepido-freddo, girare e lasciar riposare qualche ora oppure consumare il giorno dopo, aggiungere l’olio.
Servire freddo o a temperatura ambiente.
Per chi non ha mai mangiato il farro sappia che mantiene l’anima dura…non cuocetelo fino a farlo diventare pappa!

martedì 26 luglio 2011

Marmellata di ràmasin e zenzero.

Sono tonta lo so, nel post precedente ho parlato di ràmasin, con l’idea di mettere anche la foto dei suddetti e delle spiegazioni in più, sapendo bene che questo è un frutto poco conosciuto, ma…perdonatemi, ho veramente bisogno di andare in vacanza, scordo una quantità di cose imbarazzanti.
Per cui per farmi perdonare ve ne parlerò un po’ qui e per accontentare anche il palato di chi vi parla ho preparato l’ennesima marmellata.
Cercando qua e là su internet mi sono resa conto di quante poche notizie ci siano sul web, mi spiace però attraverso la ricerca ho trovato alcune notizie utili e interessanti.
Intanto questa pianta è di origine siriana, si stabilisce in Piemonte e non solo (qualcuno dice che ve ne siano di simili per tutta la penisola) con due diverse cultivar, una precoce di pianura e una più tardiva che si insedia tra i 300 e i 500m s.l.m. , io arrivo tardi a postare qualcosa su questo frutto, purtroppo la stagione produttiva è alla fine, diciamo una settimana o due al massimo.
L a pianta è molto rustica e resistente, difficilmente si eseguono dei trattamenti fitosanitari, non necessita di potature importanti e, cosa fondamentale, non è innestata e si riproduce da seme. Per quanto riguarda il terreno non ha particolari esigenze.
La produzione segue la legge di natura, un anno produce poco e l’anno dopo molto.
I frutti di questo albero sono piccoli, da due a tre cm, il colore è viola acceso e la polpa gialla, il piccolo nocciolo, allungato, si distacca facilmente dalla polpa, i frutti, profumatissimi, vengono raccolti una volta caduti a terra, sono ricoperti di una patina biancastra, quella patina è lo strumento visivo che abbiamo per capire quanto è fresco il frutto, più patina c’è, più il frutto è fresco, quando invece il frutto è viola…ecco è un po’ vecchiotto, ma non per questo cattivo, il ràmasin non marcisce se non ha preso qualche botta o non è stato “assaggiato” da qualche animale.
I frutti vengono consumati sia freschi, con effetti gli stessi effetti lassativi delle prugne, sia trasformati, anche piccoli alberi producono tanto e si fa in fretta a raccogliere 10kg in 15 g, per cui si possono sciroppare (con tanta pazienza) oppure fare marmellate.

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Piatto e cucchiaino ecobioshopping, particolari totalmente compostabili.
Io avendo ancora due kg di frutta in frigo ho pensato all’ennesima marmellata, io e Nico l’avevamo già fatta la settimana scorsa ma non ho potuto aggiungere niente di strano, la voleva normale, invece questa volta, essendo sola ho potuto fare di testa mia e dopo aver pensato un po’, nemmeno tanto ad esser sincera mi è venuto in mente lo zenzero, ne ho tanto in polvere e devo assolutamente finirlo in qualche modo.
Per ultima cosa volevo lasciarvi questo indirizzo magari può tornarvi utile, è stato istituito dal 2006 questo consorzio:
Consorzio di Promozione e Valorizzazione del Ramassin del Monviso - Valle Bronda
Pagno (CN) - via Roma, 3
Cod. Fis. 9403831 004 4
E-mail: ramassin.vallebronda@tiscali.it
Il gusto di questa prugna è dolce, lo zenzero, rafforzato dal limone gli da una nota piccante, davvero un bel connubio.

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1kg di frutta denocciolata e passata (a piacere);
1 busta di fruttapek, 2:1;
500g di zucchero;
1 ½ cucchiaio di zenzero in polvere;
il succo di ½ limone.
Dopo aver mondato la frutta aggiungere il succo di mezzo limone, nella pentola a freddo mettere lo zucchero , lo zenzero e il fruttapek e…girare, girare e girare, possibilmente senza ustionarsi, io per la prima volta ce l’ho fatta, miracolo!!!!

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Per la sterilizzazione leggere qui.


Partecipo con questa ricetta al contest:


domenica 24 luglio 2011

Flognarde di ràmasin.

A volte mi piacerebbe vedere il viso delle persone che leggono i miei post, vedere l’espressione del volto e capire cosa pensano di quello che leggono o vedono qui, normalmente questa curiosità mi viene per i post di montagna, essi sono per me un groviglio di emozioni tutte positive, tutte costruttive, spero che questo sia palpabile dalle mie parole e dalle mie foto, però, cavoli ma avete visto il titolo di ‘sto post? Ma qualcuno ha capito di che parlo? Si???Allora siete come me piemontesi, perchè i ràmasin li ho visti solo qui e beh essendo a un centinaio di km dalla Francia ne subiamo gli influssi culinari e non solo, anche linguisticamente un po’ ci assomigliamo.
Parliamo dei ràmasin, chi di voi li conosce saprà che quando arrivano arrivano, la pianta in questione sforna anche 10kg di frutta in due settimane, una manna dal cielo direi, per chi non li conosce…non sapete quale bontà vi perdete, è una pianta autoctona del Piemonte, il mio compagno la prima volta che ha visto il frutto si è messo a ridere, prendendomi in giro perchè qui in Piemonte abbiamo proprio tutto piccolo (si riferiva alla pasticceria mignon) però poi, quando ne ha mangiata una…è stato amore, gli piacciono un sacco, ne mangia una dietro l’altra, un po’ come le ciliegie, solo che gli effetti sono uguali a quelli delle prugne o dei gelsi…
La pianta dei miei quest’anno era carica come un ciuco,mia madre  ne ha distribuite a destra e a manca,io sono andata a raccogliermele per fare la marmellata ed essendone avanzate un po’ le ho usate per questo dolce, il flognarde.
Non avevo idea che questo dolce esistesse sin quando non ho preparato il suo omonimo salato, il clafoutis, capito allora cos’è? Già perchè il clafoutis è in teoria solo di ciliegie selvatiche con nocciolo e bla bla bla, mentre invece tutte le preparazioni dolci con altra frutta si chiamano flognarde.

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Il mio unico problema è stato che il dolce non è piaciuto a Nico…me lo sono dovuto mangiare tutto da sola, mi sono sacrificata per non gettare via nulla, mi faranno santa, lo so.

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Ingredienti per tre persone:
300 g di ràmasin;
1 cucchiaio di rhum;
50 g di zucchero di canna;
45 g di farina;
2 uova;
100 g di latte;
zucchero a velo q.b. .

Lavare e denocciolare la frutta.
Imburrare la pirofila in cui cuocerete il dolce, io ne ho scelta una di 15cm di lunghezza e 8 di larghezza alta 3cm, con il mio composto l’ho riempita sino all’orlo.
Sbattere le uova con lo zucchero fino a che il composto non è spumoso e biancastro, setacciare la farina all’interno e aggiungere poco alla volta il rhum e il latte.
Adagiare al fondo della pirofila la frutta e versarci sopra il composto appena fatto, infornare per 40-45 min a 180°, avendo riempito sino all’orlo la mia teglia io, a scanso di equivoci, ho fatto una vaschetta con la carta stagnola, ma, il composto si è rassodato subito e non ci sono stati problemi, ad un certo punto della cottura sono passata alla modalità statico da ventilato, perchè mi sembrava un po’ scuro.
Gustare tiepido.

mercoledì 13 luglio 2011

Raccolta grano saraceno!

Eccomi,
avevate perso le speranze per quanto riguarda il post di aggiornamento della raccolta del grano saraceno e invece...in dieci minuti di lavoro sono riuscita a fare quello che da due mesi mi proponevo di ultimare, è la mia prima raccolta, spero non rimaniate deluse dall'impaginazione ma, come dire, per ora non ho saputo fare di meglio.
Volevo solo dirvi due paroline prima che scarichiate il documento:
grazie, grazie per aver partecipato, certamente non è un alimento facile da cucinare e nemmeno da reperire, ma vi ringrazio, grazie a voi ho delle bellissime ricette da provare.
Vi ringrazio soprattutto perchè non erano previsti premi, quindi la vs collaborazione è stata del tutto disinteressata.Per problemi ieri non si riusciva a scaricare il file pdf, ora l'ho caricato su un altro programma, quando cliccherete sul buona visione sarete reindirizzati verso un altra pagina, andateci tranquilli, lì potrete commentare, guardare e scaricare il file.
Ed ora, buona visione!


martedì 12 luglio 2011

Farro con asparagi e piselli, doppia versione.

Apperò, arrivo sulla piattaforma di blogger e...tutto cambiato?Wow tutto bellissimo, mi sembra una cosa professionale ora scrivere su questo mio piccolo blogghino, chissà quante cose nuove, sono un po' spaesata per ora non ho tanto tempo per controllare le novità, ma pian piano anch'io arriverò a vedere tutto.
Sto vivendo una vita piena di impegni e dopo tutto il giorno davanti al pc alla sera non ho tanta voglia di creare, oggi sono stanca e non ce la faccio a mettermi a far conti, per cui rubo un po' di spazio al lavoro, che farei male, per riempire un po' il mio spazio virtuale delle mie idee.
Recentemente ho avuto un commento da una neo bloggers il suo blog è proprio nuovo nuovo, mi piace un sacco e lo trovo un po' diverso dai soliti, per cui ho deciso che lo seguirò. Mi capita spesso di seguire i commenti di altre blogger qui da me, per cui o rispondo qui o lascio un segno del mio passaggio sul loro blog, ne ho conosciuti di belli e meno belli, alcuni totalmente fuori dagli schemi che in un batter d'occhio si riempiono di followes in modo, per me, assolutamente insensato, questo blog invece mi piace è scritto col cuore ed è molto curato. Ok, punto, lo so sono stata prolissa, ma ho deciso che è il momento di scrivere veramente e non far finta!

La ricetta che posto è stata del tutto casuale, avevo degli asparagi che mi avanzavano e avevo aperto una scatola di piselli da finire in frigo, insomma la classica situazione della massaia, cibo in frigo e zero idee per cucinarlo.
Amo il riso, ho pensato, ci faccio su un bel risottino, ahhh gli asparagi nel risotto, che goduria, però poi mi è caduto l'occhio sul farro, e ricordando le parole di uno chef ho deciso di provare a usare il farro esattamente come il riso.
Beh essendo una persona curiosa in questo periodo sto provando cereali nuovi, nuovi per la mia cultura, il farro è tutto fuorchè un cerale nuovo, anzi è antichissimo e in Piemonte non viene coltivato, ma avendo l'influenza Toscana del mio compagno l'ho apprezzato sia in zuppe fredde che in quelle calde.
Ultimamente poi la mia dolcissima metà mi ha regalato un libercolo su come cucinare il  farro, sarà un messaggio subbliminare? Per cui ora mi sembra il minimo riproporvelo!



1. Ingredienti per due persone e...:

5 manciate di farro;
1 etto di asparagi circa;
100 g di piselli;
1 scalogno;
olio, sale.

Mentre sciacquavo il farro ho riempito il bollitore con l'acqua.
Ho messo un filo d'olio a scaldare della pentola con lo scalogno tagliato più o meno sottile (brucia con facilità) dopodichè quando era tutto caldo ho messo il farro, mantecandolo esattamente come il risotto.
Ho aggiunto l'acqua,un dito sopra al farro, gli asparagi tagliati e un po' di sale, ho lasciato cuocere per un buon venti minuti, rigirandolo, se manca l'acqua bisogna aggiungerla calda esattamente come per il risotto.
Ho poi aggiunto i piselli negli ultimi minuti di cottura.
Il farro a differenza del riso ha la peculiarità di rimanere un po' duro al centro, ma, ignoranza mia,cresce un po' di più del riso e, sazia prima, quindi ne abbiamo avanzato un po', non essendo un piatto da mangiare freddo o da scaldare e mangiare così ho fatto una frittata...della serie, riciclo tutto!

2. Ingredienti per la frittata:
due uova;
pepe;
farro avanzato,
olio.

Come per una banalissima frittata ho scaldato la padella e ho aggiunto un po' d'olio, in una terrina ho sbattuto le uova col pepe, dopodichè ho versato sulla padella calda il farro e, subito dopo, le uova, ho lasciato cuocere a fuoco moderato con il coperchio, controllando la cottura di tanto in tanto, rigirata e...spazzolata, buonissima, il farro era diventato croccante...non so se era più buona la ricetta di partenza o quella finale.
Beh spero di avervi dato un'idea o di avervi incuriosito.

giovedì 7 luglio 2011

Bulgur al pollo, limone e menta.

Essendo una pendolare e usando il treno, mi ritrovo ben venti minuti di tragitto di totale libertà per la mente, il che si traduce in questi termini:

  1. ascoltare le conversazioni altrui(perchè voi non lo fate? ),

  2. ascoltare musica,

  3. leggere,

  4. sonnecchiare,ma non troppo se no mi trovano in testa alla valle!


Ultimamente non son propensa ad ascoltare le conversazioni altrui, si concentrano su ferie, bambini all’estate ragazzi e il caldo. Ok, fa caldo, tutti abbiamo bisogno di ferie ma francamente non ho voglia di ascoltare sempre le stesse cose anche sul treno.
L’altra settimana ho fatto nuovamente un viaggetto un po’ più lungo in treno, 5h, per cui prima di affrontarlo sono entrata nel mio luogo di perdizione, la libreria…perchè non fanno una biblioteca in stazione? Il mio saldo ne gioverebbe tantissimo!
Sono uscita con due libri, perchè due?non si sa mai, se con uno mi scoccio incomincio l’altro no?
Leggendo un po’ di tutto mi dirigo sempre nel reparto offerte e da lì mi sposto, oltretutto mi ero dimenticata l’agenda in cui segno i titoli che mi interessano per cui ho proprio scelto in base al momento.
Il primo libro mi chiamava proprio, una biografia su Pereira, un paio d’anni fa vidi un documentario su di lui e mi lasciò senza parole.
Il secondo:sulla copertina ci sono dei cioccolatini…ora già il fatto che ci fossero dei cioccolatini mi ha attirato, poi il titolo è Felicità… non sapevo cosa aspettarmi e quindi ho preso il libro l’ho girato e ho cominciato a leggere il riassunto, mi ha incuriosito parecchio, a pensarci ora credo di aver letto la recensione da qualche parte.
Per cui questa settimana sono stata rapita da questo libro, una visione del mondo felice che non avrei mai pensato, un punto di vista totalmente inaspettato, leggendo questo libro mi son resa conto che la nostra società, nel termine più ampio, è basata sull’infelicità e sulla ricerca della felicità, penserete, ahh beh e ti ci è voluto un libro per arrivarci, in realtà sì, non pensavo che la moda con tutto il narcisismo che si porta dietro fosse solo una riprova della ns insoddisfazione, oppure lo sport agonistico, un modo per sentirsi forte pur non essendo noi i giocatori.
Mi sono resa conto di quanto in realtà sia fuori dagli schemi per alcuni versi e quanto rientri in questo meccanismo perverso che ci porta ad essere degli eterni insoddisfatti.
Però mi sono anche resa conto che se fossimo tutti soddisfatti e felici saremmo, come dire, inutili, il mondo si fermerebbe, la ricerca si fermerebbe, a ognuno andrebbe bene così come stanno le cose, non ci sarebbero scambi di opinioni, andremmo tutti d’amore d’accordo, oddio un dramma, ve lo immaginate? Sarebbe apocalittico.
Beh dopo questa divagazione vi lascio la ricetta, finalmente anch’io ho provato il bulgur e se devo esser sincera mi piace di più del cous cous!

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Ingredienti per due persone:
150 g di bulgur;
3 fette di petto di pollo,
1/2 limone;
alcune foglie di menta secca,
olio e.v.o.;
sale.

In queste sera calde mangio volentieri qualcosa di tiepido o di freddo, questo cereale è ottimo perchè sazia in fretta ed è molto versatile.
Il vero bulgur ha bisogno di ammollo, io ne ho trovato un tipo che in 10 minuti è cotto.
Per cui la cena l’ho composta in questo modo: ho tagliato a straccetti piccoli il pollo, ho tolto la buccia al limone, spremendolo. A questo punto ho scaldato un po’ di olio nella padella (coi bordi alti)e ci ho messo le scorze di limone tagliate a listarelle, una volta ammorbidite ho aggiunto il pollo e, quando questo si era cotto fuori, il succo di limone e dell’acqua calda cui ho aggiunto prontamente il bulgur, dieci minuti ed era cotto.
Mentre aspettavo il commensale ritardatario (meno male, almeno si è freddato un pochino) ho aggiunto le foglie di menta secca e un filo d’olio.

mercoledì 6 luglio 2011

Monte Robinet, Alpi Cozie, Val Sangone.

Il posto che avevo scelto era il Rocciavrè ma alla fine ha vinto questo Monte Robinet, abbiamo la fortuna di abitare in una Comunità Montana e di far parte di un parco, il Parco dell’Orsiera Rocciavrè.
Quest’anno il mio obiettivo è quello di percorre quanti più passi a piedi sia possibile e vedere quanti più monti della mia zona.
Il nostro percorso incomincia al Santuario Madonna di Lourdes (Giaveno m 1100) da lì abbiamo incontrato il piccolo paesino di Molè e le prime salite…
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Questo pezzo di sentiero ci uccide tutte le volte, la salita comincia subito e fa caldo, nonostante siano le 8,30 più o meno, ma camminando camminando si arriva a un boschetto e qui la sorpresa è sempre la medesima…
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In pratica per tutto il sentiero ci sono cespugli di mirtilli, carichi, che aspettano solo le mani di chi passa, fino all’anno scorso qui si poteva raccogliere solo per autoconsumo, devo dire meno male, con tutti quelli che mi mangio io è meglio così!
In questa escursione non ho avuto modo di fotografare granchè, ad un certo punto del sentiero ci siamo accodati a una coppia di signori, che potevano benissimo essere i miei genitori per età e abbiamo camminato con loro; la signora in testa, piccina quanto forzuta aveva un’ottima andatura, quelle camminate serrate, costanti che non ti danno il fiatone, anzi, in pratica il corpo non sente la fatica del cammino, non ho potuto fare a meno che seguirli, abbiamo scambiato anche qualche parola, ci siamo fermati a bere insieme durante il sentiero e in un battibaleno (2h e15min) siamo arrivati al rifugio, con un buon 15 min di anticipo sulla tabella di marcia.
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Giusto per farvi capire, noi stiamo andando sulla punta a destra, quella piccola piccola laggiù, in fondo al vallone.
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Ecco qui uno dei pochi fiori a cui ho fatto la foto, si tratta di Arnica montana L. ragazzi è protetta dalla corolla alle radici!! Quindi non si raccoglie, mai!
E’ una pianta dalle qualità meravigliose, attenua i dolori muscolari e dopo una camminata potrebbe essere molto utile no? Questo non è un ottimo esemplare, è un po’ sfiorito, ma per il periodo e l’altezza è normale, questa mega margheritona è alta anche 25 cm, lungo il costone a sud ce n’erano diversi esemplati, diciamo una cinquantina, fanno una bella macchia di colore.
Lungo il sentiero, dopo il rifugio a cui ci siamo fermati abbiamo trovato questa fontana, Fontana dou Lou, Fontana del lupo, acqua ghiacciata…che manna!

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Visto che il mondo è un giardino abbastanza piccolo, volevo raccontarvi questo aneddoto: essendo ripartiti dal rifugio con i due signori di prima facevamo due chiacchiere, la seconda parte della camminata ha preso un passo più lento, più affaticato, ma non veniamo a scoprire che la signora in questione è la sorella di un caro amico di mio padre? Piccolo il mondo e pensare che io ho seguito all’università con sua figlia…il mondo è proprio piccolo piccolo, così siamo saliti su questo impervio sentiero insieme, parlando del più e del meno come vecchi amici.
Ci siamo divisi solo nell’ultima parte di sentiero, una salita disumana, io pensavo di vedere i puffi e le stelle, una salita in cui non si vedeva nulla perchè stava salendo la nebbia, in quello stato mentale in cui ti chiedi, “ma io oggi non avevo niente di meglio da fare che sfibrare i miei muscoli su questa cavolo di salita?”
SAM_2844-1Questo è quello che vedevo  mentre salivo.
Poi sono arrivata al colletto e questo è quello che si vede a 360°
pensavo già che fosse un magnifico paesaggio, la valle davanti a noi è quella del Sestriere (Valle Chisone) in basso c’è anche il Forte di Fenestrelle, un magnifico esempio di ingegneria italiana, oltre troviamo le alpi del delfinato francese, l’Orsiera, la Cristalliera, il gruppo del Rosa, le alpi Marittime, le Cozie. Insomma uno spettacolo che mi ha aperto il cuore e mi ha rigenerato, ho cominciato a trotterellare per andare in vetta, mancava poco, pochissimo, un passaggio di corda un po’ esposto e poi la cappella diventata bivacco aperta tutto l’anno.
In vetta abbiamo trovato la rosa dei venti e…il Re, il Monviso, bellissimo visto da qui, davvero una meraviglia, magari quest’anno conquisterò anch’io la sua vetta? Speriamo.
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Ecco il Monviso in tutto il suo splendore (è quella piramide innevata che svetta fra le altre montagne).
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E poi il gruppo del Rosa dove si vede anche il Cervino (la piramide sulla sinistra della foto):
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E questa è la cima con la cappella di cui parlavo prima, 2679 m s.l.m. .
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Si stava benissimo su,l’orzotto che ci eravamo portati era buonissimo…neanche a dirlo, abbiamo mangiato alle 13!
Ritornando dallo stesso sentiero abbiamo incontrato loro, una mandria di bellissimi vitelli.
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Ovviamente erano sparsi ovunque ed anche sul sentiero
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come non fotografarli!
Via si rientra a casa…
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Ed ora una parola che conoscete bene…SAM_2893
Che in italiano è un saluto storpiato, in piemontese vuol dire chiave.
Spero vi sia piaciuto il giro a me tantissimo, un po’ faticoso ma dal punto di vista naturalistico davvero meraviglioso.

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